Questa è una storia che ho già raccontato tempo fa.
Forse un po' triste e lunga, ma a parer mio istruttiva. Val la pena ricordarla e, forse, val la pena spendere un po' di minuti per leggerla. Cosa di cui vi ringrazio in anticipo. E' la storia di un giovane marito, delle sue paure, della sua intraprendenza e della sua scarsa lungimiranza. Siamo nel 1977. Roy, il giovane marito, vuole fare un regalo alla moglie e, sia per stupirla sia perché un po' l'idea lo eccita, decide di regalarle della biancheria intima. Ma Roy non aveva fatto i conti con la propria timidezza o, meglio, con il proprio imbarazzo. Entra in un centro commerciale e, al momento di chiedere consiglio alla commessa, si blocca. Non sa cosa dire. Non sa come chiederlo. Quasi non sa come si chiamano le cose che vorrebbe far indossare alla sua giovane e bella moglie. L'imbarazzo è tale che Roy esce dal negozio a mani vuote. Ma con un'idea in testa: aprire un negozio che aiuti i maschi nel comprare biancheria intima femminile. Siamo nel 1977, quello che oggi per molti di noi è scontato, a quel tempo era nella testa di pochi illuminati visionari. Roy era uno di questi. Chiede un prestito alla banca di 40.000 dollari e altrettanti ne chiede ai propri genitori. E apre il suo negozio di biancheria intima dove anche gli imbarazzati maschi possono sentirsi a proprio agio. Nel primo anno il fatturato del suo negozio è di 500.000 dollari. Debiti saldati. E tanti soldi da investire. E Roy li investe. Apre subito altri tre negozi analoghi al primo. Ma non solo. Per eliminare definitivamente l'imbarazzo decide che la sua biancheria intima debba essere venduta anche per corrispondenza. La vendita per corrispondenza non è una novità in quegli anni. Ma lo è un catalogo di sola biancheria intima femminile. In pochi anni, siamo nel 1982, i negozi diventano sei. Il catalogo diventa diffusissimo. Tanto che le modelle iniziano a vederlo quasi come un traguardo. Siamo all'inizio degli anni '80 quando nacque il mito moderno delle super-model (o top-model come le chiamiamo noi in Italia). Roy, quindi, non ha solo creato dei negozi di biancheria intima. Roy ha realizzato il proprio sogno e allo stesso tempo l'ha fatto diventare il sogno di molti. Il desiderio di molti. Roy ha creato Victoria's Secret. Il sogno di Victoria's Secret. Nome semplice ma significativo. Victoria fa riferimento all'era vittoriana. Il periodo di austerità ed integrità morale inglese di fine '800. Secret, invece, fa intendere qualcosa di nascosto, così come nascosti sono i capi di biancheria intima. Un bel gioco di parole accattivante, evocativo e malizioso. Roy è convinto di aver raggiunto l'apice del successo proprio nel 1982 quando una società gli chiede di rilevare Victoria's Secret (che a quel momento conta in tutto 6 negozi) per la cifra di un milione di dollari. Roy non ci pensa molto. Cinque anni prima investì 80.000 dollari e ora se ne vede offrire un milione. Accetta. E Victoria's Secret viene venduta. Otto anni dopo, ad inizio degli anni '90, Victoria's Secret vale un miliardo di dollari. 1.000.000.000 di dollari. Un miliardo. E' il primo rivenditore in assoluto negli Stati Uniti di biancheria intima. Roy Raymond, questo il suo nome, non regge tutto questo. Vive l'espansione di Victoria's Secret come una sconfitta personale. Arrivano i primi segni di depressione. La sua vita privata va a rotoli. Divorzia dalla moglie il cui regalo mai fatto ispirò la sua debole mente geniale. Il 26 Agosto del 1993 Roy si getta dal Golden Gate a San Francisco e pone fine alla sua disperazione, alla sua vita e ai suoi sogni interrotti. E' una storia triste. Ma istruttiva. La prima cosa che ci insegna è quella di non vergognarci mai dei nostri desideri, delle nostre pulsioni, dei nostri pensieri e dei nostri sogni. Mai vergognarsi di se stessi. Direte: ma se non si fosse vergognato non avrebbe fondato Victoria's Secret. E' vero. Ma se non l'avesse fondata, oggi sarebbe ancora vivo. La seconda cosa che insegna è quella di non sottovalutare mai i nostri sogni, le nostre idee, le cose in cui crediamo. Se è un vostro sogno, allora credeteci fino in fondo. A lungo. Anche se non si realizza. E non regalatelo mai a nessuno. Non abbandonatelo. Non lasciatelo solo. Che sia vostro. Fino alla fine. Se ti è piaciuto questo post, o a maggior ragione se non ti è piaciuto, condividilo con i tuoi amici sui social network, lascia un commento. Seguimi su Facebook ed iscriviti alla newsletter per restare sempre aggiornato. |
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November 2017
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