Idealism
Each original photo is numerated and signed by the author.
The original photos are printed on Epson Hot Press Bright - Fine Art Paper 100% cotton rag and sold unframed.
The printing process will take about a week.
If you buy outside Italy, specific export documents from the Beni Culturali are needed. It typically takes up to 10 business days more to complete these steps.
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Originals & Prints here: http://www.saatchionline.com/manuelcolombo
Sono viva e non vegeto - Un racconto per Barbie
Quel giorno Dolly pensò proprio di darsi alla pazza gioia.
Caterina e Cecilia, le piccole proprietarie del “Toy Village” della mansardina, erano state a una festa di compleanno ed erano filate a dormire molto spossate, senza dare neppure uno sguardo ai loro sessanta pezzi da collezione, sessanta bambole super griffate solite al rituale della buonanotte.
Il buio della stanza era sferzato da corti fiotti luminosi che galleggiavano fin lì dalla finestra: dalle lanterne piccine, eppure abbaglianti, di un terrazzo di fronte. Tutta la stanza dormiva.
Nel silenzio, il ronfare di Ken era lo scroscio dell’Oceano sulla spiaggia di Malibu. “Dolly mille giunture” pensò che le mancava moltissimo la sua villa di Malibu, andata distrutta nella guerra contro il gigante (il dispettoso fratello maggiore di Caterina e Cecilia); e, mentre pensava questo, scivolò nel sonno sulla spalla di una piccola marionetta di porcellana, impigliata tra l’orlo dell’alto cestino e una polverosa scrivania in legno di ciliegio.
Solo “Dolly dodici giunture” non riusciva a prendere sonno. Tra tutte era ancora l’acquisto più recente, e perciò quello inutilizzato, quello che si aveva paura di sciupare solo spostandolo dalla mensola fino al centro della mansarda: la bamboletta troppo inerte tutto il giorno per arrivare stanca alla notte. Quella che, come tutte le altre, presto non avrebbe avuto più gli indumenti addosso, i capelli che profumavano di plastica nuova, gli arti perfetti attaccati al busto sottile da piccola dea,
ma che per adesso era la principessa incontrastata.
In effetti, a una bambola messa a nudo mancano davvero pochi particolari perché sia scambiata per essere umano: i capezzoli sono solo quelli più vistosi. Un nudo mutilato in questi dettagli può sortire molti effetti diversi. Specialmente può fare impressione. Oppure, evitando di rassomigliare troppo alla realtà e dunque alla calamità, può sortire conforto.
Così le donne si nutrono di sirene, sessuate solo dalla cultura, e di miniature dalle mille giunture scricchiolanti… ma dai pochi dettagli. Com’è necessario, esse nutrono l’immaginario d’infanzia solo suggerendogli quel che sarà un giorno. E, quale effetto collaterale, incarnano nelle caratteristiche più fuorvianti, le più superflue, ciò che potrebbe essere un giorno per i loro
possessori: un irriducibile adattamento allo stile del proprio tempo. O al gusto e al capriccio, ai dettami della propria società. Una sempre più fievole libertà d’essere.
Ma spesso, proprio in un luogo apparentemente scarno dei dettagli fondamentali; in un luogo che pare inoffensivo – perimetrato com’è dalle sponde più levigate del mondo; in un luogo che sembra la cripta stessa della privazione: in un luogo simile a un’isola tra i fianchi di una bamboletta, s’annida più di buon grado la verità.
Quella sera Dolly pensò proprio di darsi alla pazza gioia.
Discese uno ad uno di gradini fatti di libri consunti e piccole scatole; avanzò impavida nel suo abitino di strass bianco e cominciò ad agitare le braccine ossute per spettinarsi. “Mi mancheranno i dettagli, ma non il cervello”.
Del resto, quel vestito era abrasivo e molto, molto kitsch.
Caterina e Cecilia, le piccole proprietarie del “Toy Village” della mansardina, erano state a una festa di compleanno ed erano filate a dormire molto spossate, senza dare neppure uno sguardo ai loro sessanta pezzi da collezione, sessanta bambole super griffate solite al rituale della buonanotte.
Il buio della stanza era sferzato da corti fiotti luminosi che galleggiavano fin lì dalla finestra: dalle lanterne piccine, eppure abbaglianti, di un terrazzo di fronte. Tutta la stanza dormiva.
Nel silenzio, il ronfare di Ken era lo scroscio dell’Oceano sulla spiaggia di Malibu. “Dolly mille giunture” pensò che le mancava moltissimo la sua villa di Malibu, andata distrutta nella guerra contro il gigante (il dispettoso fratello maggiore di Caterina e Cecilia); e, mentre pensava questo, scivolò nel sonno sulla spalla di una piccola marionetta di porcellana, impigliata tra l’orlo dell’alto cestino e una polverosa scrivania in legno di ciliegio.
Solo “Dolly dodici giunture” non riusciva a prendere sonno. Tra tutte era ancora l’acquisto più recente, e perciò quello inutilizzato, quello che si aveva paura di sciupare solo spostandolo dalla mensola fino al centro della mansarda: la bamboletta troppo inerte tutto il giorno per arrivare stanca alla notte. Quella che, come tutte le altre, presto non avrebbe avuto più gli indumenti addosso, i capelli che profumavano di plastica nuova, gli arti perfetti attaccati al busto sottile da piccola dea,
ma che per adesso era la principessa incontrastata.
In effetti, a una bambola messa a nudo mancano davvero pochi particolari perché sia scambiata per essere umano: i capezzoli sono solo quelli più vistosi. Un nudo mutilato in questi dettagli può sortire molti effetti diversi. Specialmente può fare impressione. Oppure, evitando di rassomigliare troppo alla realtà e dunque alla calamità, può sortire conforto.
Così le donne si nutrono di sirene, sessuate solo dalla cultura, e di miniature dalle mille giunture scricchiolanti… ma dai pochi dettagli. Com’è necessario, esse nutrono l’immaginario d’infanzia solo suggerendogli quel che sarà un giorno. E, quale effetto collaterale, incarnano nelle caratteristiche più fuorvianti, le più superflue, ciò che potrebbe essere un giorno per i loro
possessori: un irriducibile adattamento allo stile del proprio tempo. O al gusto e al capriccio, ai dettami della propria società. Una sempre più fievole libertà d’essere.
Ma spesso, proprio in un luogo apparentemente scarno dei dettagli fondamentali; in un luogo che pare inoffensivo – perimetrato com’è dalle sponde più levigate del mondo; in un luogo che sembra la cripta stessa della privazione: in un luogo simile a un’isola tra i fianchi di una bamboletta, s’annida più di buon grado la verità.
Quella sera Dolly pensò proprio di darsi alla pazza gioia.
Discese uno ad uno di gradini fatti di libri consunti e piccole scatole; avanzò impavida nel suo abitino di strass bianco e cominciò ad agitare le braccine ossute per spettinarsi. “Mi mancheranno i dettagli, ma non il cervello”.
Del resto, quel vestito era abrasivo e molto, molto kitsch.