I Look at You, You Look at Me
GALLERIA GALLERATI
Via Apuania 55 (00162)
Roma
+39 0644258243 , +39 3477900049
[email protected]
www.galleriagallerati.it
“Un lavoro di fotografia concepito appositamente per le intenzioni e le dimensioni della galleria: tre autori mettono in scena loro stessi interpretandosi l’un l’altro in chiave intimistica, e un progetto curatoriale studiato nei minimi dettagli diventa installazione site specifica di originalissimo vigore. Di nuovo non legga, l’osservatore, il genere introspettivo come spiccia concessione all’autocompiacimento: l’artista è attore al servizio della platea, e il servizio è risvegliare l’intelletto sui significati di gioie e paure, di pulsioni, debolezze e perplessità che quotidianamente attraversano la psiche. Guardare per pensare, allora, come a ogni mostra è normale che sia. E del resto il pubblico si raffina nel tempo da sé:
desiste alla lunga chi – saturo di spot televisivi e cartellonistica stradale – ancora indugia davanti a un’opera di fotografia senza cogliere il dislivello ontologico che la solleva su un poster da complemento d’arredo.” (Carlo Gallerati)
Via Apuania 55 (00162)
Roma
+39 0644258243 , +39 3477900049
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“Un lavoro di fotografia concepito appositamente per le intenzioni e le dimensioni della galleria: tre autori mettono in scena loro stessi interpretandosi l’un l’altro in chiave intimistica, e un progetto curatoriale studiato nei minimi dettagli diventa installazione site specifica di originalissimo vigore. Di nuovo non legga, l’osservatore, il genere introspettivo come spiccia concessione all’autocompiacimento: l’artista è attore al servizio della platea, e il servizio è risvegliare l’intelletto sui significati di gioie e paure, di pulsioni, debolezze e perplessità che quotidianamente attraversano la psiche. Guardare per pensare, allora, come a ogni mostra è normale che sia. E del resto il pubblico si raffina nel tempo da sé:
desiste alla lunga chi – saturo di spot televisivi e cartellonistica stradale – ancora indugia davanti a un’opera di fotografia senza cogliere il dislivello ontologico che la solleva su un poster da complemento d’arredo.” (Carlo Gallerati)