Little Red Riding Hood
Durante un pomeriggio qualunque, uno di quelli in cui dovrebbe essere a scuola, una bella bambina vestita di rosso viene ritrovata in stato confusionale in fondo a un bosco, ai confini del paese in cui vive con i genitori. La bambina è ferita e sporca di sangue, imbrattata dalla testa ai piedi.
Eccetto che per la mantella: rossa carminio, intonsa e senza nemmeno un filo tirato.
Agli inquirenti dirà di aver incontrato un lupo mentre si recava a trovare la nonna, vecchia e ammalata, che abita nel paese vicino. La strada su cui si trovava non era sicura, poiché attraversava un tratto di bosco incustodito; ma era la più veloce per passare da un paese all'altro.
La bambina racconterà al commissario di non ricordare chiaramente i fatti accaduti in quel pomeriggio. Dai verbali, risulta che la piccola si trovasse sul sentiero quando si imbatté in un uomo armato.
L'identikit ricostruito con l'aiuto di un disegnatore potrebbero appartenere a molti uomini: maschio, bianco, altezza superiore al metro e ottanta, corporatura longilinea, età presumibilmente intorno ai 50 anni, capelli grigi, occhi scuri, vestiti da caccia. L'uomo portava con sé un lungo coltello e un fucile a tracolla. Ma benché si sia dichiarato alla bambina come un cacciatore intento a percorrere il bosco per una battuta, non aveva con sé cani da riporto né un qualche tipo di sacco o altro contenitore per attrezzi, munizioni e prede.
La bambina ha raccontato agli inquirenti come l'uomo l'abbia avvicinata, con modi gentili e inquietanti.
Di come l'abbia ammonita del pericolo di un incontro con un feroce lupo, scaltro e spietato, che l'avrebbe ingannata, sviandola dal sentiero per poi aggredirla senza pietà.
Di questo animale la bimba ha fornito particolari e dettagli, alcuni completamente irreali.
Uno su tutti: la bambina sostiene di aver intrattenuto con la belva lunghe e articolate conversazioni.
Il sospetto degli inquirenti è che, in effetti, la bambina non si sia mai imbattuta in un vero lupo.
Una parte del racconto, in particolare, desta non pochi dubbi negli investigatori: la bambina infatti afferma di aver raggiunto la casa della nonna, dove le due sarebbero state ingoiate insieme dall'animale, completamente intere.
Afferma inoltre di essere stata liberata dal cacciatore stesso, che avrebbe inciso la pancia del lupo con il lungo coltello che portava legato in vita liberando le due prigioniere. Sulla scena, però, i soccorsi chiamati dal cacciatore non hanno rinvenuto tracce di sangue rilevanti; di certo, non abbastanza da far intuire la presenza di una bestia squartata lungo tutto il ventre.
L'unica testimone, la nonna, non è stata in grado di aiutare le indagini. All'arrivo dei soccorsi, infatti, presentava febbre alta e un evidente stato confusionale; in parte riconducibile alla patologia, in parte ai disturbi direttamente connessi alla sua considerevole età.
Riepilogando, quindi, sul pavimento della casa e nei dintorni dell'abitazione dell'anziana le uniche tracce di sangue rinvenute sono quelle appartenenti alla bambina.
Non vi sono tracce di lupi o altri animali feroci, né tanto meno sono state rinvenute impronte o peli all'interno dell'abitazione o -come vorrebbe la bambina- dentro il letto dell'anziana.
In attesa di sentire la madre della piccola per capire le ragioni della sua presenza senza accompagnamento su una strada poco battuta all'interno della boscaglia, gli inquirenti hanno diramato l'identikit del cacciatore.
L'uomo non è accusato di alcun reato, ma è in stato di fermo per accertamenti a suo carico.
È presumibilmente armato e pericoloso.
...
Aveste sentito la mia storia senza quel maledetto "c'era una volta" a confondere tutto.
Aveste provato ad ascoltare i fatti così, uno dopo l'altro, mantenendo attivo il cervello.
Aveste smesso, solo per pochi minuti, di credere a tutto quello che vi viene raccontato solo perché vi si dice di farlo.
Aveste usato il cervello, l'intelligenza, la compassione, la pietà.
Aveste provato a immedesimarvi in me, a farlo davvero, anche solo per un momento, allora forse avreste capito.
Subito vi sarebbe saltato agli occhi l'orrore, la menzogna, il raggiro.
Avreste colto i dettagli di fantasia che sostituivano la terribile realtà.
Avreste visto il cestino rovesciato, i vasi rotti, io divenuta cibo, la mia innocenza rotolata nella boscaglia.
Avreste colto la carne dilaniata, la lama che minacciava; e quella profonda ferita invisibile a chiunque, ma impressa nel mio ventre come una dannazione eterna.
Avreste saputo che ogni figlio si salva mentendo e che un bambino non ha altre armi se non quelle di chiamare mostruoso ciò che non sa spiegare.
Avreste saputo fino a dove potevo spingermi per sopravvivere.
Avreste sentito anche voi il terrore risalirvi dalle caviglie alle cosce.
E vi sareste sentiti sporchi anche voi, crudeli anche voi, violenti anche voi, per aver mantenuto viva la menzogna, per averla ripetuta come fosse una fiaba innocua, per aver creduto davvero e aver fatto credere ai vostri figli che una bambina perduta nel bosco possa venire salvata da un uomo col coltello.
Un uomo che chiama lupo una bestia senza ragione e senza controllo, che ti avvicina lungo il sentiero e poi ti racconta come il lupo te ne allontanerà, che punta la lama alla gola e infila le dita in fondo al ventre senza rimorsi, senza morale, senza rispetto.
Un uomo con un coltello, che non ha volto, che non ha nome.
Che appare all'inizio della storia e sparisce alla fine.
Un uomo che vuole essere ricordato per aver avvisato e per aver salvato.
L'unico uomo che c'era, con il suo coltello e la sua profonda conoscenza della bestia.
Per ogni volta che avete creduto davvero alla storia dell'uomo, una bambina è scomparsa nel folto del bosco.
Sono state ore di buio, di panico e di solitudine.
E quello che dovete sapere è che da quel bosco non è possibile uscirne più.
Lì dentro rimangono intrappolati i bambini; mentre la bestia è ancora là fuori e ha ancora lo stesso volto.
Quello che vi ostinate a non vedere e che scambiate per un salvatore o, al limite, un gentile consigliere.
Testo di Nadiolinda
Eccetto che per la mantella: rossa carminio, intonsa e senza nemmeno un filo tirato.
Agli inquirenti dirà di aver incontrato un lupo mentre si recava a trovare la nonna, vecchia e ammalata, che abita nel paese vicino. La strada su cui si trovava non era sicura, poiché attraversava un tratto di bosco incustodito; ma era la più veloce per passare da un paese all'altro.
La bambina racconterà al commissario di non ricordare chiaramente i fatti accaduti in quel pomeriggio. Dai verbali, risulta che la piccola si trovasse sul sentiero quando si imbatté in un uomo armato.
L'identikit ricostruito con l'aiuto di un disegnatore potrebbero appartenere a molti uomini: maschio, bianco, altezza superiore al metro e ottanta, corporatura longilinea, età presumibilmente intorno ai 50 anni, capelli grigi, occhi scuri, vestiti da caccia. L'uomo portava con sé un lungo coltello e un fucile a tracolla. Ma benché si sia dichiarato alla bambina come un cacciatore intento a percorrere il bosco per una battuta, non aveva con sé cani da riporto né un qualche tipo di sacco o altro contenitore per attrezzi, munizioni e prede.
La bambina ha raccontato agli inquirenti come l'uomo l'abbia avvicinata, con modi gentili e inquietanti.
Di come l'abbia ammonita del pericolo di un incontro con un feroce lupo, scaltro e spietato, che l'avrebbe ingannata, sviandola dal sentiero per poi aggredirla senza pietà.
Di questo animale la bimba ha fornito particolari e dettagli, alcuni completamente irreali.
Uno su tutti: la bambina sostiene di aver intrattenuto con la belva lunghe e articolate conversazioni.
Il sospetto degli inquirenti è che, in effetti, la bambina non si sia mai imbattuta in un vero lupo.
Una parte del racconto, in particolare, desta non pochi dubbi negli investigatori: la bambina infatti afferma di aver raggiunto la casa della nonna, dove le due sarebbero state ingoiate insieme dall'animale, completamente intere.
Afferma inoltre di essere stata liberata dal cacciatore stesso, che avrebbe inciso la pancia del lupo con il lungo coltello che portava legato in vita liberando le due prigioniere. Sulla scena, però, i soccorsi chiamati dal cacciatore non hanno rinvenuto tracce di sangue rilevanti; di certo, non abbastanza da far intuire la presenza di una bestia squartata lungo tutto il ventre.
L'unica testimone, la nonna, non è stata in grado di aiutare le indagini. All'arrivo dei soccorsi, infatti, presentava febbre alta e un evidente stato confusionale; in parte riconducibile alla patologia, in parte ai disturbi direttamente connessi alla sua considerevole età.
Riepilogando, quindi, sul pavimento della casa e nei dintorni dell'abitazione dell'anziana le uniche tracce di sangue rinvenute sono quelle appartenenti alla bambina.
Non vi sono tracce di lupi o altri animali feroci, né tanto meno sono state rinvenute impronte o peli all'interno dell'abitazione o -come vorrebbe la bambina- dentro il letto dell'anziana.
In attesa di sentire la madre della piccola per capire le ragioni della sua presenza senza accompagnamento su una strada poco battuta all'interno della boscaglia, gli inquirenti hanno diramato l'identikit del cacciatore.
L'uomo non è accusato di alcun reato, ma è in stato di fermo per accertamenti a suo carico.
È presumibilmente armato e pericoloso.
...
Aveste sentito la mia storia senza quel maledetto "c'era una volta" a confondere tutto.
Aveste provato ad ascoltare i fatti così, uno dopo l'altro, mantenendo attivo il cervello.
Aveste smesso, solo per pochi minuti, di credere a tutto quello che vi viene raccontato solo perché vi si dice di farlo.
Aveste usato il cervello, l'intelligenza, la compassione, la pietà.
Aveste provato a immedesimarvi in me, a farlo davvero, anche solo per un momento, allora forse avreste capito.
Subito vi sarebbe saltato agli occhi l'orrore, la menzogna, il raggiro.
Avreste colto i dettagli di fantasia che sostituivano la terribile realtà.
Avreste visto il cestino rovesciato, i vasi rotti, io divenuta cibo, la mia innocenza rotolata nella boscaglia.
Avreste colto la carne dilaniata, la lama che minacciava; e quella profonda ferita invisibile a chiunque, ma impressa nel mio ventre come una dannazione eterna.
Avreste saputo che ogni figlio si salva mentendo e che un bambino non ha altre armi se non quelle di chiamare mostruoso ciò che non sa spiegare.
Avreste saputo fino a dove potevo spingermi per sopravvivere.
Avreste sentito anche voi il terrore risalirvi dalle caviglie alle cosce.
E vi sareste sentiti sporchi anche voi, crudeli anche voi, violenti anche voi, per aver mantenuto viva la menzogna, per averla ripetuta come fosse una fiaba innocua, per aver creduto davvero e aver fatto credere ai vostri figli che una bambina perduta nel bosco possa venire salvata da un uomo col coltello.
Un uomo che chiama lupo una bestia senza ragione e senza controllo, che ti avvicina lungo il sentiero e poi ti racconta come il lupo te ne allontanerà, che punta la lama alla gola e infila le dita in fondo al ventre senza rimorsi, senza morale, senza rispetto.
Un uomo con un coltello, che non ha volto, che non ha nome.
Che appare all'inizio della storia e sparisce alla fine.
Un uomo che vuole essere ricordato per aver avvisato e per aver salvato.
L'unico uomo che c'era, con il suo coltello e la sua profonda conoscenza della bestia.
Per ogni volta che avete creduto davvero alla storia dell'uomo, una bambina è scomparsa nel folto del bosco.
Sono state ore di buio, di panico e di solitudine.
E quello che dovete sapere è che da quel bosco non è possibile uscirne più.
Lì dentro rimangono intrappolati i bambini; mentre la bestia è ancora là fuori e ha ancora lo stesso volto.
Quello che vi ostinate a non vedere e che scambiate per un salvatore o, al limite, un gentile consigliere.
Testo di Nadiolinda