Dissolvenze: Viviana (3 Marzo 1994 - 3 Marzo 2012)
Un periodo lungo 4 anni, quando se ne hanno 17, è lunghissimo. Non ho ricordi lucidi della mia infanzia. I primi veri ricordi risalgono a quando avevo 6 anni.
Quindi, in pratica, è come se avessi 11 anni. E 4 anni diventano un’eternità.
4 anni fa ho iniziato a frequentare il liceo.
“Attenzione! I ritardi non saranno tollerati”. La campanella suona alle 8.05.
Non un minuto prima. Non un minuto dopo.
Sono sempre stata precisa e attenta agli orari, non ho mai amato arrivare in ritardo.
E così ogni mattina, da lunedì al sabato, da settembre a giugno, negli ultimi 4 anni, quasi metà della mia vita reale, la sveglia suona alle 6.45
Alle 6.45 inizia la mia mattina da metronomo. Scandita da orari e odori.
Da 4 anni sempre gli stessi.
L’odore del sapone appena svegliata. Quello del latte che si scalda. Il dentifricio.
Alle 7.35 devo essere alla fermata della corriera che mi porta a scuola, a circa 500 metri da casa.
L’odore del cassonetto non ancora svuotato. L’odore del pollaio dei vicini di casa. L’odore di vernice che esce da un capannone. Non ho mai capito cosa facessero in quel capannone.
Ma ho imparato, dopo 4 anni di orari ed odori, che quando sento l’odore di vernice manca solo una curva e poche decine di metri alla fermata della corriera.
L’ultimo odore è quello del gasolio che esce dal tubo di scappamento della corriera. Sono le 7.35. E’ arrivata. Devo salire.
Potrei farla ad occhi chiusi, questa strada, seguendo gli odori.
Non sono mai cambiati. In 4 anni vissuti da metronomo non ho mai sbagliato un odore e un orario.
Sapone, latte, dentifricio, cassonetto, pollaio, vernice, gasolio.
Dalle 6.45 alle 7.35 non ho mai sbagliato una volta.
Per una persona precisa questa routine è confortante, anche se occupa quasi metà della vita reale.
Ma oggi, 3 Marzo , è il mio compleanno. E voglio farmi un regalo.
Dopo 4 anni sono sicura che quella strada, dal cassonetto al gasolio, la so fare davvero ad occhi chiusi. E così sarà.
Esco dal cancello zaino in spalla. Dentro lo zaino la macchina fotografica che tanto desideravo e che i miei genitori mi hanno regalato.
Chiudo gli occhi. Buio. Ci sono molti più rumori del solito, ma io cerco gli odori.
Ecco il cassonetto. Inizio a camminare. I rumori sono sempre più forti. Il cane del vicino abbaia senza sosta. Forse ha sempre abbaiato, ma io sto cercando l’odore del pollaio. Lo trovo. Vado avanti. Sempre senza aprire gli occhi. Non smette di abbaiare. Cammino al buio. Ho un po’ più caldo del solito, ma non devo distrarmi. Sto cercando l’odore di vernice. Sento dei macchinari funzionare. Non ho mai fatto caso ai macchinari. Non li devo ascoltare. E’ la vernice che cerco. La trovo. Sono convinta di andare più piano del solito, ma non voglio guardare l’orologio. Non voglio aprire gli occhi. Devo solo sentire l’odore della vernice sempre più forte. A quel punto saprò di dover fare l’unica curva e sarò quasi arrivata. Passa un’automobile. Suona il clacson. Chissà quante automobili sono passate in questi 4 anni e non le ho mai viste. Il clacson mi distrae, ma ritrovo subito l’odore di vernice. Accelero il passo. Sono convinta di essere in ritardo. Non posso perdere la corriera. Non oggi. L’odore di vernice è forte. La curva è qui. Lo sento. Suona un altro clacson. E un altro ancora. Ma non sento l’odore di gasolio. Forse vuol dire che sono in orario. Ancora un clacson. Le macchine non hanno mai suonato così tanto prima. O forse non ho mai fatto caso a quanto suonassero. Mi fermo. Dovrei essere arrivata. Ho paura ad aprire gli occhi. Un clacson. Ancora uno. Un rumore di freni e poi, improvvisamente, il silenzio.
Sapore di ferro. In 4 anni non ho mai sentito sapore di ferro. Ferro e liquido.
Odore di asfalto umido. E’ un odore nuovo. Ed è bellissimo sentirlo. Dopo 4 anni è il primo odore diverso. Voglio aprire gli occhi, ma non riesco. Voglio ridere di felicità, ma non riesco.
Dopo 4 anni tutti uguali, scanditi sempre dagli stessi orari e odori, è arrivato il primo vero momento di felicità. Inaspettato. Irripetibile. Eterno.
@Berenice Mason, 2012
Non usare senza il permesso dell'autrice
Quindi, in pratica, è come se avessi 11 anni. E 4 anni diventano un’eternità.
4 anni fa ho iniziato a frequentare il liceo.
“Attenzione! I ritardi non saranno tollerati”. La campanella suona alle 8.05.
Non un minuto prima. Non un minuto dopo.
Sono sempre stata precisa e attenta agli orari, non ho mai amato arrivare in ritardo.
E così ogni mattina, da lunedì al sabato, da settembre a giugno, negli ultimi 4 anni, quasi metà della mia vita reale, la sveglia suona alle 6.45
Alle 6.45 inizia la mia mattina da metronomo. Scandita da orari e odori.
Da 4 anni sempre gli stessi.
L’odore del sapone appena svegliata. Quello del latte che si scalda. Il dentifricio.
Alle 7.35 devo essere alla fermata della corriera che mi porta a scuola, a circa 500 metri da casa.
L’odore del cassonetto non ancora svuotato. L’odore del pollaio dei vicini di casa. L’odore di vernice che esce da un capannone. Non ho mai capito cosa facessero in quel capannone.
Ma ho imparato, dopo 4 anni di orari ed odori, che quando sento l’odore di vernice manca solo una curva e poche decine di metri alla fermata della corriera.
L’ultimo odore è quello del gasolio che esce dal tubo di scappamento della corriera. Sono le 7.35. E’ arrivata. Devo salire.
Potrei farla ad occhi chiusi, questa strada, seguendo gli odori.
Non sono mai cambiati. In 4 anni vissuti da metronomo non ho mai sbagliato un odore e un orario.
Sapone, latte, dentifricio, cassonetto, pollaio, vernice, gasolio.
Dalle 6.45 alle 7.35 non ho mai sbagliato una volta.
Per una persona precisa questa routine è confortante, anche se occupa quasi metà della vita reale.
Ma oggi, 3 Marzo , è il mio compleanno. E voglio farmi un regalo.
Dopo 4 anni sono sicura che quella strada, dal cassonetto al gasolio, la so fare davvero ad occhi chiusi. E così sarà.
Esco dal cancello zaino in spalla. Dentro lo zaino la macchina fotografica che tanto desideravo e che i miei genitori mi hanno regalato.
Chiudo gli occhi. Buio. Ci sono molti più rumori del solito, ma io cerco gli odori.
Ecco il cassonetto. Inizio a camminare. I rumori sono sempre più forti. Il cane del vicino abbaia senza sosta. Forse ha sempre abbaiato, ma io sto cercando l’odore del pollaio. Lo trovo. Vado avanti. Sempre senza aprire gli occhi. Non smette di abbaiare. Cammino al buio. Ho un po’ più caldo del solito, ma non devo distrarmi. Sto cercando l’odore di vernice. Sento dei macchinari funzionare. Non ho mai fatto caso ai macchinari. Non li devo ascoltare. E’ la vernice che cerco. La trovo. Sono convinta di andare più piano del solito, ma non voglio guardare l’orologio. Non voglio aprire gli occhi. Devo solo sentire l’odore della vernice sempre più forte. A quel punto saprò di dover fare l’unica curva e sarò quasi arrivata. Passa un’automobile. Suona il clacson. Chissà quante automobili sono passate in questi 4 anni e non le ho mai viste. Il clacson mi distrae, ma ritrovo subito l’odore di vernice. Accelero il passo. Sono convinta di essere in ritardo. Non posso perdere la corriera. Non oggi. L’odore di vernice è forte. La curva è qui. Lo sento. Suona un altro clacson. E un altro ancora. Ma non sento l’odore di gasolio. Forse vuol dire che sono in orario. Ancora un clacson. Le macchine non hanno mai suonato così tanto prima. O forse non ho mai fatto caso a quanto suonassero. Mi fermo. Dovrei essere arrivata. Ho paura ad aprire gli occhi. Un clacson. Ancora uno. Un rumore di freni e poi, improvvisamente, il silenzio.
Sapore di ferro. In 4 anni non ho mai sentito sapore di ferro. Ferro e liquido.
Odore di asfalto umido. E’ un odore nuovo. Ed è bellissimo sentirlo. Dopo 4 anni è il primo odore diverso. Voglio aprire gli occhi, ma non riesco. Voglio ridere di felicità, ma non riesco.
Dopo 4 anni tutti uguali, scanditi sempre dagli stessi orari e odori, è arrivato il primo vero momento di felicità. Inaspettato. Irripetibile. Eterno.
@Berenice Mason, 2012
Non usare senza il permesso dell'autrice